12 luglio: 218° anniversario della morte del benemerito vescovo Francesco Antonio Marcucci
12 luglio: le diocesi di Ascoli Piceno e di san Benedetto-Montalto-Ripatransone ricordano il benemerito vescovo, Francesco Antonio Marcucci, nel 218° anniversario della sua morte
di Suor M. Paola Giobbi
Martedì, 12 luglio, le diocesi di Ascoli Piceno e di san Benedetto-Montalto-Ripatransone ricordano il benemerito vescovo, Francesco Antonio Marcucci, nel 218° anniversario della sua morte.
Alle ore 9,30, presso la Chiesa dell’Immacolata, in via dei Soderini, annessa all’Istituto scolastico delle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione, dove riposano le sue spoglie mortali, il vescovo Giovanni D’Ercole presiede una solenne concelebrazione in suo onore, partecipata da numerosi sacerdoti delle due diocesi menzionate. In quella di san Benedetto-Montalto-Ripatransone, infatti, il Venerabile mons. Marcucci fu vescovo dal 1770 al 1798. Durante la celebrazione, suor M. Graziana Funari delle Pie Operaie dell’Immacolata, celebra il 50° di professione religiosa.
Terminata la santa messa, nella stessa chiesa, viene presentato il busto bronzeo realizzato dall’artista Nazzareno Ferretti, collocato ad Ascoli in Via Ceci, nello slargo a lui dedicato, luogo che costituiva una delle ex proprietà della famiglia Marcucci. L’iniziativa è stata richiesta dalle suore Concezioniste all’amministrazione comunale che volentieri ha accolto, sostenuto e realizzato l’idea con l’apporto di vari architetti, tecnici e operai che hanno lavorato con passione e intelligenza. Alla presentazione intervengono, Suor M. Paola Giobbi, il Sindaco Guido Castelli, il prof. Stefano Papetti e l’artista Ferretti. Quest’ultimo, nato ad Ascoli Piceno, ha frequentato a Milano l’Accademia di Brera, dove si è diplomato in Scultura con professori di alto calibro e dove si è sposato e vive. Terminata la presentazione, il Vescovo, i sindaci di Ascoli e Force, le autorità, i fedeli si recano in Via Ceci per benedire l’opera, collocata su una base progettata dal prof. Giuliano Giuliani e realizzata dalla ditta Polidori.
Il Marcucci è ritratto con uno sguardo dolce e rassicurante, in abito talare con due importanti simboli che sintetizzano i suoi maggiori poli di interesse: lo stemma mariano sul cuore e una lettera tra le mani, segno quest’ultimo del suo grande impegno comunicativo-culturale.
Con questo gesto la città accoglie tra le sue vie, un cittadino amico e protettore che, continua ad essere un punto di riferimento per tutti e a sollecitare l’impegno ad essere migliori e insegnare agli altri ad esserlo “tentando mille strade, offrendo mille stimoli, pensando mille modi, adattandosi, spronando, risvegliando, ripetendo; e adoprando ogni maniera, che anche i sassi, per così dire, ne ricevano dell’impressione”.
Nel pomeriggio la Chiesa dell’Immacolata resta aperta, dalle 16 alle 19,30, per offrire a tutti i cittadini la possibilità di pregare davanti alla tomba del Venerabile Marcucci; alle ore 18,30 c’è la recita del Rosario, quindi, alle 19, la celebrazione della santa Messa. Contemporaneamente, sarà aperto il Museo-Biblioteca Francesco Antonio Marcucci, dal 12 al 14 luglio, tutti i giorni con lo stesso orario, ingresso in Via Manilia. I ragazzi della scuola delle Concezioniste con alcune guide professionali accoglieranno i visitatori.
L’autore del busto Marcucci
di Eleonora Vittorini Orgeas
Nazzareno Ferretti nasce il 17 ottobre del 1936 ad Ascoli Piceno. Dopo aver trascorso i primi anni di vita in un paesino dell’acquasantano, date le spiccate propensioni artistiche, frequenta l’Accademia di Brera a Milano dal 1976 al 1981, diplomandosi in Scultura con professori del calibro di Raffaele De Grada (per lui non solo professore di storia dell’Arte ma anche maestro di vita) ed Enrico Manfrini (scultore affermato di opere di arte sacra). L’interesse per la storia dell’arte e, più tardi, anche per il teatro, ha creato in Ferretti un substrato intellettuale profondo che, unito allo studio dei ritratti del Marcucci dipinti dal Monti nel sec. XVIII, ha costituito la base culturale da cui è nato il busto in bronzo del Venerabile.
Queste premesse, hanno consentito allo scultore, intellettuale prima ancora che artista, di elaborare un’opera, sì fedele alla ritrattistica del tempo, ma anche carica di straordinario significato. Lo sguardo scolpito del Marcucci, dolce e rassicurante, trasmette la saggezza tipica delle persone “illuminate”. La sensazione che si ha, guardando il volto, è quella di un uomo umile che con serenità si fa strumento di Dio portando avanti in maniera decisa e ispirata il suo grande progetto. La compostezza strutturale del busto “parla” e trasmette di riflesso un equilibrio intellettuale oltre che spirituale.
Non a caso, il maestro Ferretti ha ritratto il Marcucci in abito talare con due importanti simboli che sintetizzano i suoi maggiori poli di interesse. Lo stemma mariano sul cuore è da sempre venerato dai fedeli ed è con esso che il Monti lo dipinge nei ritratti ufficiali. Tale emblema rappresenta un monito di vita, per noi e per il Marcucci che ne è stato ispirato. La lettera che il Venerabile ha tra le mani ricorda, invece, il suo grande spessore culturale ed è simbolo della natura del progetto religioso che lo vide protagonista. In un’epoca in cui il “lume della ragione” assume primaria importanza in popoli costellati di uomini acculturati, un umile servo della Chiesa, per la prima volta, riconosce l’importanza di educare e istruire la donna in quanto pilastro della famiglia e perno della società. Così, allora, come il Marcucci, ispirato dalla figura di Maria, pone al centro del suo straordinario progetto la figura femminile, così il maestro Ferretti trasporta ed attualizza il suo messaggio in un espediente curioso quanto carico di significato. La dicitura con cui lo scultore si firma sul busto del Venerabile è “Zè di Ida”, in quanto da bambino veniva chiamato in modo vezzeggiativo dalla madre Ida con un diminutivo del nome Nazzareno, Zè per l’appunto.
In questo modo lo scultore lascia una testimonianza di profonda ammirazione verso l’operato del Marcucci esortando, con un messaggio di amore nei confronti della madre Ida, alla riflessione sull’importanza e il rispetto della donna che, nella società di oggi, è sempre più vittima di abusi e ingiustizie.
La speranza, quindi, è che questa scultura, così densa di antico significato religioso e profondo messaggio attuale, possa rappresentare per la cittadinanza un punto di riferimento e di ammirazione nei confronti dell’operato di Francesco Antonio Marcucci reso in maniera così immediata seppur attentamente studiata dal maestro Nazzareno Ferretti, un entusiasta artista locale.