Museo Biblioteca
Il museo è aperto nel periodo estivo tutti i giorni dal 1 al 15 agosto dalle 16.30 alle 20.00; per tutti gli altri periodi dell’anno viene aperto su prenotazione chiamando il numero 0736.259977
Il costo del biglietto di ingresso è ad offerta libera
Versione sfogliabile – Guida al Museo Biblioteca Francesco Antonio Marcucci
Sala I - Ingresso
La lunga sala d’ingresso dell’ex Foresteria, dove il Fondatore trascorse gli ultimi anni di vita, ha il compito di introdurre la visita al museo fornendo le prime notizie su tre principali aspetti: la vita di mons. Marcucci, la nascita della Congregazione, la costruzione del Monastero.
Davanti all’ingresso si trova il suo ritratto eseguito ad olio dal pittore ascolano Nicola Monti nel 1770 in occasione della nomina a Vescovo. La sua figura è colta nella posa che lo distinguerà nell’iconografia ufficiale: a mezzo busto e in abito vescovile, con l’indice della mano destra verso l’ovale dell’Immacolata Concezione ad indicare il programma della sua vita.
La storia di mons. Marcucci è raccontata in una serie di venti quadretti ad olio eseguiti nel 1961 dal pittore ascolano Dino Ferrari mentre era intento ad affrescare le vele del cupolino nella chiesa dell’Immacolata Concezione. Per esaudire un desiderio della Superiora Generale suor Bernardetta Cerolini che desiderava far conoscere meglio Marcucci alle ragazze del Convitto, nei ritagli di tempo l’artista dipinse su compensato con stile rapido e colorito gli episodi e gli aspetti più importanti e suggestivi dalla vita di Francesco Antonio.
I documenti fondamentali della Congregazione sono raccolti nella vetrina a sinistra. Le prime Costituzioni, cioè l’insieme delle norme che ne regolano la vita spirituale e materiale, furono stampate in Ascoli nel 1752 e sostituirono le Sacre Istruzioni manoscritte consegnate nel 1744 alle quattro suore fondatrici. Nel 1778 mons. Marcucci fece stampare a Roma il Direttorio che contiene tutte le norme da seguire durante le principali funzioni della Congregazione. La rassegna continua con le Costituzioni Compendiose e Declaratorie stampate a Roma nel 1785. Il Settecento si chiude con l’edizione tascabile stampata dalla tipografia ascolana Cardi nel 1794. Le Costituzioni rimarranno invariate per tutto l’Ottocento fino alle edizioni del 1932, 1951 e le attuali postconciliari del 1985 completate dal Direttorio del 1988.
Nella parte bassa della vetrina sono collocate alcune delle affiliazioni con altri ordini religiosi preesistenti: con i Francescani (1777), con le Clarisse di Atri (1746) e con gli Olivetani (1768).
Sopra la vetrina sono appesi gli originali a stampa di due Brevi di papa Pio VI: il primo, Ex quo divina, emanato il 6 dicembre 1777 per la conferma della Congregazione; il secondo, Charitatis Zelus, del 19 agosto 1780, con il quale era assegnata alla congregazione l’eredità Conti. A sinistra è esposta una copia dell’autorizzazione del vescovo di Ascoli mons. Marana concessa il 23 novembre 1744 per l’apertura della Congregazione e stampata nel 1748.
Nella vetrina di destra sono esposti alcuni documenti relativi alla costruzione della Casa Madre di Ascoli iniziata il 20 gennaio 1780 con la posa della prima pietra della chiesa dell’Immacolata, come può leggersi nel Libro della Fabrica dove Marcucci annotò tutte le operazioni contabili relative alla nuova costruzione. Nella parte bassa sono esposte le piante originali dei piani terra e primo del progetto iniziale redatto dall’architetto Pietro Maggi. A fianco si trova un disegno con il quale l’arch. Carlo Maria Saladini ha ricostruito l’area della zona dove furono eseguiti i lavori: per fare posto al grande monastero, furono acquistate ed abbattute molte case private inglobando alcuni vicoli e la piccola piazza interna detta del Casale. Nella parte alta della vetrinetta sono esposte alcune fotografie dell’interno della chiesa con gli affreschi realizzati da Egidio Coppola nel 1904 e dei prospetti su via dei Soderini e via S. Giacomo nei primi decenni del Novecento. Il pannello centrale riporta alcuni documenti inerenti la causa intentata allo Stato per la restituzione dei beni confiscati, assieme alle foto degli avvocati Giuseppe Mazzocchi di Ascoli e Corso Donati di Firenze.
Sopra la vetrina è esposta una riproduzione della famosa pianta della città di Ascoli realizzata nel 1646 dall’architetto Emidio Ferretti che abitava proprio nello stesso palazzo successivamente acquistato dal Marcucci per le prime Concezioniste. Dalla pianta è riscontrabile la situazione urbanistica preesistente al nuovo monastero. Di fianco alla pianta è appesa una foto di papa San Pio X con l’autografo della sua benedizione apostolica impartita nel 1906 alle suore “sue dilette figlie”, a sugello della fine di un periodo difficile per la Congregazione dopo la vittoria nella causa per la restituzione dei beni confiscati dal Demanio. L’ingresso alla sala successiva è affiancato da due portaceri in legno dipinto provenienti dalla chiesa ed è sormontato da una statua ottocentesca dell’Immacolata.
Sala II - Le Pie Operaie
La sala mette in evidenza i profili esemplari di alcune Pie Operaie distintesi nel passato per la loro opera. Suor Maria Tecla Relucenti (1704-1769) può a ragione considerarsi la cofondatrice delle Concezioniste, colei che con vigore e dedizione tradusse in pratica l’impresa ideata dal giovane Marcucci. Nella vetrina a destra sono esposti alcuni oggetti appartenuti a Madre Tecla, come risulta dall’inventario dei suoi beni redatto al suo ingresso in Congregazione: il salterio, il Cristo sofferente, il piatto in ceramica. E’ presente anche la foto del suo ritratto su ceramica del 1747, conservata dal 1883 presso il British Museum di Londra. Le posate appartengono a suor Giacoma Aloisi (1706-1770) di Monteprandone, un’altra delle prime quattro suore, vice Prefetta e Maestra delle Novizie. In primo piano è visibile il baculo, ovvero il pastorale della Prefetta, rivestito di velluto verde.
Sulle pareti sono appesi alcuni ritratti di suore in pregevoli dipinti ad olio. Iniziando da sopra la vetrina di destra, in senso antiorario: Ritratto di suor Tecla Relucenti (1704-1769) di Anonimo, del 1746. Prima Prefetta, Suor Tecla è raffigurata con il libro delle Costituzioni in mano e la croce-reliquiario in argento delle Prefette. Ancora oggi la croce viene indossata dalla Superiora Generale all’atto della nomina. Ritratto di suor Maria Agnese Desio (1732-1810) di Nicola Monti, dipinto nel 1769 in occasione della sua elezione a Superiora. Suor Agnese fu la prima educanda ad entrare in monastero nel 1749, per nove anni vice Prefetta e poi, dopo la morte di suor Tecla, seconda Prefetta dal 1769 fino al 1793 per ben 23 anni. Ritratto di suor Maria Beatrice Capozi, (1736-1811), dipinto da autore ignoto nel 1793 in occasione della sua elezione a Superiora. Nata a Roma nel 1740, si trasferì con la famiglia a Montalboddo, oggi Ostra. Terza Prefetta dal 1793 al 1807, assistette nel 1798 alla morte del Fondatore e su di Lui scrisse la prima biografia. Ritratto di suor Maria Petronilla Capozi (1749-1776), fatto eseguire nel 1776 a Nicola Monti dal Fondatore poco prima che la Pia Operaia morisse. Suor Petronilla è presentata con la stessa posa del Fondatore e tiene in mano la sua tesi su Gesù Re dei Giudei. Sotto il quadro, su una ribaltina appartenuta a suor Tecla, è collocato il busto in terracotta bianca di suor Enrichetta Merli, valente musicista del sec. XIX di nobile famiglia ascolana. L’ultimo dipinto presente in sala è il Ritratto di suor Maria Pia Raffo (1880-1960), dipinto da Dino Ferrari nel 1960. Nata a Macerata, prima Superiora Generale della Congregazione (1929-1943), durante il suo mandato suor Maria Pia dette grande impulso allo sviluppo della Congregazione.
Nella vetrinetta a muro di fronte alla porta sono esposti diversi oggetti delle Pie Operaie di particolare interesse. Il primo ripiano in alto è dedicato a S. Beatrice De Silva e si compone di un ritratto ad olio e di una stampa con relativa matrice in rame di S. Beatrice De Silva, fatta realizzare da mons. Marcucci nel 1785. Sul successivo ripiano in basso sono esposte alcune ceramiche: il piccolo busto in terracotta dipinta di Suor Carlotta Merli (1806-1884), maestra esperta in matematica; un vaso in terracotta smaltata con il nome di Maria, realizzato nella seconda metà del sec. XIX dai ceramisti ascolani Paci; un vasetto in terracotta smaltata dedicato alle Concezioniste. Ai lati sono disposti alcuni libri di salmi mariani del sec. XVIII e libri di preghiera del sec. XIX. Sul terzo ripiano inferiore si trovano alcuni oggetti appartenuti alle Concezioniste: il medaglione ovale in tela con l’Immacolata, da cucire sulla veste; l’attuale medaglietta ovale in metallo con l’Immacolata, da appendere al collo. Completano il ripiano alcuni biglietti da visita e, dietro, alcune fotografie dei primi del secolo XX: la Prefetta suor Maria Teresa Taliani, un gruppo di suore del tempo, la prima Madre Generale suor Maria Pia Raffo (Roma, 1929). Il ripiano sottostante presenta alcuni documenti di Suor Petronilla Capozi: il trattato L’Arca di Noè stampato nel 1776; l’iscrizione all’Arcadia di Roma avvenuta il 9 giugno 1774 con il nome di Teosebia Palladiana; infine, una scatola di tartaruga con bordo in oro ricavato dalla fusione degli orecchini di suor Petronilla. Infine, in basso, sono collocate le 12 Virtù di Maria descritte da Marcucci nel suo libro L’Imitazione di Maria e riportate su cartoncino per essere esposte nei luoghi più frequentati del monastero.
A sinistra della vetrinetta sono appese tre cornici a vetro dove sono collocati alcuni accessori dell’abito delle Pie Operaie: il cingolo francescano, la corona per la recita delle sette allegrezze e dei sette dolori della Vergine Maria, la medaglia con la corona francescana da appendere al fianco; alcuni strumenti di penitenza usati fino agli anni ‘50. In un angolo della sala, sopra un tavolino, è riposto un piccolo mobile-biblioteca che ogni suora aveva in camera.
Sala III - L’istruzione femminile
Il 6 marzo 1745 nel monastero delle Concezioniste fu aperta la prima scuola elementare femminile in Ascoli, uno dei servizi più importanti svolti fin dall’inizio dalla Congregazione – l’educazione giovanile e della donna in particolare – che si è continuamente sviluppato nel tempo con l’ulteriore recente espansione in altri continenti del mondo. La sala ricrea un’aula di scuola del passato ed è arredata con una cattedra e dieci banchi scolastici di inizio Novecento. All’interno dei banchi, visibili attraverso il piano di vetro, sono stati disposti oggetti utilizzati o realizzati da scolare e suore durante le ore di lezione e che riguardano i diversi tipi di attività svolta dall’Istituto.
Iniziando da destra in senso antiorario, il primo tema trattato riguarda l’istruzione primaria. Sulla parete laterale sono posti sei pannelli che contengono le copie di alcune pagine di altrettanti manoscritti del Fondatore conservati nella Biblioteca Marcucciana e appositamente preparati per l’insegnamento dei più diversi argomenti, a testimonianza del suo sapere enciclopedico: musica, disegno, matematica, lingue antiche, retorica, metrica ed arte epistolare.
Nel primo e secondo banco sono contenuti altri scritti di mons. Marcucci per la scuola e l’Accademia, ad uso delle suore e delle educande: la Dottrina cristiana in Ispagnuolo ed in Franzese (1789), la Grammatica della lingua santa (ebraico), Del Buon regolamento delle inclinazioni umane (1791), la Prima Accademia delle Pie Operaie (stampato nel 1747). Nel terzo banco sono esposti libri e quaderni usati per le materie fondamentali; tra essi l’alfabetiere a stampa donato nel 1824 da M. Celeste Saladini a sua nipote Suor Agnese e l’alfabetiere manoscritto del 1829, appartenuto alla signorina Agnese Ventura. Il quarto banco è dedicato all’educandato. Sono esposti: il registro delle scolare ed educande compilato nel 1778 dallo stesso Marcucci, il successivo libro delle educande, le pagelle di merito, alcune foto di gruppo delle educande dei primi decenni del Novecento, i libretti stampati a ricordo di Ebe Pancotti e Laura Lelii, due educande morte giovanissime e rimaste nella memoria per la loro bontà d’animo. Sulla parete destra sono disposti dieci pannelli contenenti foto relative alle attività scolastiche realizzate dall’Istituto nel corso del Novecento: alcuni gruppi di alunne e collegiali, le visite di personaggi importanti, il 50° anniversario della scuola media (1940-1990), le recite, i cori ed i saggi di musica, le gite scolastiche, le attività sportive.
Nel quinto banco è esposta l’attività editoriale della scuola, iniziata nel 1929 con la diffusione in ciclostile dell’Apis argumentosa e proseguita con l’attuale Luci di Maria.
Proseguendo nella visita, il secondo tema riguarda l’istruzione religiosa delle scolare. Il materiale che completa il quinto banco riguarda la Scuola di Religione attiva nella prima decade del Novecento: il libretto del corso superiore d’istruzione religiosa per le signorine che frequentavano le scuole secondarie, la lettera d’invito al corso attivo tutte le domeniche ed i giorni di precetto, la pagella d’iscrizione all’abitino ceruleo di Maria Immacolata e i relativi pezzetti di stoffa con l’immagine di Maria cuciti a forma di taschino quadro, da indossare come medaglia segno di appartenenza alla Madonna. L’altro tipo di insegnamento che affiancava i precedenti era l’istruzione pratica. Sulla cattedra è esposto l’album delle lezioni di pittura eseguito da suor Maria Cristina Pilotti nel 1867. Dietro la cattedra è collocato il quadro ad olio rappresentante S. Anna che insegna alla piccola Maria che rappresenta il primo esempio cristiano di insegnamento femminile. A sinistra della cattedra è collocato lo stendardo utilizzato dalla Scuola nelle processioni, con l’immagine dell’Immacolata dipinta su seta completata da ricami eseguiti con lamine e paillette in oro e argento. Sulla parete laterale si possono osservare due esemplari di Gesù Bambino in cera ed una graziosa Maria Bambina deposta su materasso e cuscino di velluto rosso. Al di sopra è collocato un paliotto d’altare della chiesa dell’Immacolata ricamato da suor Maria Donata Ciccone negli anni Sessanta del ‘900.
Nel sesto banco sono raccolti gli stampi per i lavori in cera, sia di gesso che di piombo. Le forme riguardano frutta, foglie e le parti formanti il Bambino. Nel settimo banco si trovano diversi attrezzi per modellare la cera e per colorarla, tra i quali una scatola con pennelli e vasetti portacolore.
L’ottavo banco contiene materiale del sec. XIX: un copritabernacolo (conopeo) ed alcuni disegni di fiori realizzati da suor Maria Cristina Pilotti per essere utilizzati come modelli per ricami. Nel nono banco sono esposti alcuni ricami in seta e filo d’oro tra i quali due copripisside, un gallone intessuto in lamina d’oro, un delizioso cofanetto a vetro con Gesù Bambino in fasce circondato da fiori e colombe, i rocchetti di filo di seta a vari colori del sec. XIX e altri lavori di ricamo con perline e con fiori di carta e di stoffa. Infine, nel decimo ed ultimo banco sono esposti numerosi esempi di lavori eseguiti con diverse tecniche a ricamo in cui nel secolo XIX eccelsero suor Maria Serafina Saladini e suor Maria Agnese Puzzilli. Accanto ai ricami sono disposti i piccoli attrezzi utilizzati per la loro esecuzione.
I dieci quadri disposti sulla parete laterale contengono vari esempi di immagini realizzate con tecniche diverse. Nella parete di fondo, a destra dell’ingresso, sono appesi alcuni pannelli con vari ricami. Oltre ai tipi già visti in precedenza, è esposto anche un ricamo ai ferri, un campionario dei vari punti che si possono eseguire su tela e un disegno preparatorio. Nella bacheca a vetri è esposto un ombrellino ricamato, utilizzato per il trasporto dell’Eucaristia agli ammalati. Accanto all’ombrellino sono collocati alcuni esempi di flabelli, ossia ventagli per allontanare gli insetti durante la celebrazione eucaristica quando essa si svolgeva all’aperto.
Sala IV - Le Missioni nel Mondo
Due piccole sale sono dedicate alle missioni istituite dalle Concezioniste nel mondo che rappresentano la continuazione dell’opera educativa intrapresa in Italia ed estesa ora in Brasile, nelle Filippine e, recentemente, in Madagascar. Già negli anni ‘50, durante il generalato di suor Caterina Pavoni, la Congregazione aveva in mente di aprire missioni all’estero. Durante il Concilio Vaticano II (1962-65) i vescovi del Terzo Mondo manifestarono la necessità di soddisfare le richieste di evangelizzazione con l’invio di missionari. Il concretizzarsi nell’ottobre 1978 della prima iniziativa delle Concezioniste all’estero avvenne con l’aiuto dei Padri Giuseppini di Asti che erano da tempo presenti in Brasile con don Armando Cirio, prima parroco al seguito dei disboscatori italiani del Mato, poi arcivescovo di Cascavel. Undici anni dopo, il superiore Generale dei Giuseppini, vista la buona esperienza delle Concezioniste in Brasile, suggerì l’apertura di una missione anche nelle Filippine, dove essi erano già presenti nella zona di Manila con il grande santuario di San Josè. L’esperienza iniziò nel gennaio 1989: le prime due missionarie, suor Giuditta Mosca e suor Paola Giobbi, furono ospiti presso una villetta messa a disposizione da una signora cinese convertita, nella zona di White Plans. Dopo un anno, vista la buona accoglienza ed il sentimento religioso del popolo, fu acquistata una casa a Blue Ridge (Quezon City, Manila). Infine, venne compiuto il passo verso la realtà più complessa del continente africano con la missione aperta nel 2003 in Madagascar.
Nella prima sala si offre una conoscenza di alcuni aspetti geografici, socio-culturali e religiosi dei tre Paesi e delle loro popolazioni che ospitano le Missioni delle Concezioniste attraverso alcuni oggetti esposti nel mobile posto nella parete a destra rispetto l’entrata. Per ciascun Paese, dall’alto verso il basso, sono presentate le caratteristiche della devozione religiosa popolare, come le immagini di Nostra Senhora Aparecida, patrona del Brasile, derivata da una statuetta miracolosamente ritrovata da alcuni pescatori nel 1717, anno di nascita di mons. Marcucci, e la Madonna del Perpetuo Soccorso per le Filippine. Seguono i prodotti dell’artigianato, i prodotti della terra e, infine, alcuni esempi di mezzi di trasporto, comprese le necessarie ciabattine per i piedi.
Nella seconda stanza sono evidenziate le attività svolte dalle suore nelle Missioni. In Brasile dopo la prima casa aperta nell’ ottobre 1978, la presenza delle Concezioniste si è arricchita di altre Comunità raggiungendo il numero di sei. A Cascavel operano due Case: in una è presente il Recanto, ossia un centro di accoglienza per bambini senza famiglia. Nell’altra operano una scuola materna per bambini da 3 a 6 anni ed il Noviziato per la preparazione delle giovani che aspirano alla vita religiosa. Nella popolosa città di Curytiba è presente un’altra scuola materna ed inoltre si effettua anche un’animazione parrocchiale e diocesana. Altre Case sono aperte a Capitao Leonidas Marques, Barra de Garças nel Mato Grosso, Italquaquecetuba vicino S. Paulo. In tutte si effettua l’attività di Catechesi. Sono esposte le targhe realizzate nel 2003 per il 25° anniversario della presenza delle Concezioniste in Brasile, un repertorio fotografico delle attività svolte dalle suore, un prontuario con preghiere scritte in portoghese ed, infine, alcuni depliant relativi all’opera educativa.
La consistenza attuale delle Concezioniste nelle Filippine è data da due Comunità che operano nella Casa di Blue Ridge (Quezon City, Manila), dove sono presenti la scuola di Catechesi, il Noviziato e le attività caritative, e a Calaca, nella regione di Batangas, dove è stata costruita una scuola materna ed elementare. Sui pannelli sopra il banco sono esposte alcune foto della Missione. Nel banco sono esposti alcuni libri di preghiera scritti in tagalog, uno dei dialetti presenti nelle isole filippine, tra i quali quello del Santo Rosario.
La Missione in Madagascar è stata attivata nel settembre 2003 da tre suore, di cui due italiane una malgascia. La località è Ambaiboho nel territorio di Morarano Chrome, a circa 50 km a nord di Ambatondrazaka, a sua volta posta a circa 50 km dalla capitale. Dopo il loro arrivo, le suore si sono attivate per lo scavo dei pozzi, la costruzione della Casa ed infine la realizzazione della scuola.
Sala V - La camera di mons. Marcucci
Nella stanza che fungeva da camera del Fondatore sono esposti oggetti appartenuti a mons. Marcucci e alla sua famiglia e altri materiali che evidenziano i rapporti con santi e papi ai quali lui era particolarmente legato.
Sulla parete d’ingresso della sala sono collocati un comò d’epoca, due paesaggi ad olio del sec. XVII provenienti da casa Marcucci e una incisione a stampa riproducente il palazzo della Vicegerenza a Roma, in piazza Colonna, ai tempi del Marcucci.
Proseguendo in senso orario, nella prima vetrina si possono osservare alcuni oggetti che rimandano alla nobile famiglia De Marchio-Marcucci, tra i quali la lettera di familiarità per Niccolò Marcucci, zio del Fondatore, rilasciata il 22 ottobre 1672 dal cardinale Federico Borromeo, governatore di Ascoli e nipote dell’omonimo famoso cardinale. A sinistra è appesa l’effigie del cardinale seguita dai ritratti dei quattro familiari più stretti del Fondatore e cioè la zia contessa Francesca Gastaldi di Roma ed i tre fratelli Marcucci: Domenico Antonio, marito della Gastaldi, il capitano Rinaldo nelle vesti di giovane guerriero, l’avvocato Leopoldo, padre di Francesco Antonio. Sempre nella prima vetrina sono esposti alcuni libri a stampa di mons. Marcucci tra i quali il famoso Saggio delle Cose Ascolane edito nel 1766, un cofanetto contenente una Bibbia da viaggio in sei volumetti, un crocifisso da tavolo con alla base la figura dell’Immacolata e, appesa, la cotta del Fondatore. Nella parte bassa della vetrina alcuni oggetti ricordano il momento della morte di Marcucci avvenuta in questo luogo il 12 luglio 1798: la coperta verde dove egli fu deposto, una corona e la croce in madreperla, il Breviario del III Ordine francescano di cui Marcucci era membro e il Missae defunctorum del 1777.
Nell’altra vetrina della stessa parete sono esposti gli oggetti personali di mons. Marcucci: in alto i timbri, i sigilli e le custodie in marocchino con il suo stemma; al centro il quadretto dell’Immacolata, posto in origine a capo del letto di Marcucci, l’anello e la croce pettorale vescovile; nella parte in basso il volume manoscritto contenente le dissertazioni di vari componenti dell’Accademia dell’Immacolata da lui fondata a Roma ed il libro per le consacrazioni da Vescovo. Nella parete di fondo, tra le due finestre, sono collocati un cassettone a ribalta con sopra il quadro dell’Immacolata e davanti il tavolo da studio.
Proseguendo, nella terza vetrina posta nella parete di destra si affronta il rapporto di mons. Marcucci con la santità. Alcuni santi sono citati per essere stati presi da lui a modello: S. Francesco di Paola, S. Francesco di Sales, S. Leonardo da Porto Maurizio. Da quest’ultimo ebbe modo di conoscere il metodo della predicazione missionaria al popolo che applicò con straordinario fervore nel decennio 1738-1748. Altre reliquie, appartenute a Marcucci ed esposte in basso a sinistra, testimoniano la sua devozione per i santi ascolani: il patrono S. Emidio ed i francescani S. Serafino da Montegranaro e Beato Bernardo da Offida.
La prima parte della quarta ed ultima vetrina della sala mette in evidenza il periodo romano quando Marcucci ebbe modo di conoscere personalmente S. Paolo della Croce e in qualità di Vicegerente intervenne nella causa di beatificazione di Benedetto Labre, occupandosi anche di certificare l’autenticità delle reliquie di molti santi, anche nella veste di vescovo di Montalto Marche.
Infine, la vetrina presenta alcuni oggetti che testimoniano le relazioni di profonda devozione ed obbedienza, ma anche di confidenza, intercorse con gli ultimi due papi del Settecento: Clemente XIV (1769-1774), che era stato docente nel convento di Ascoli e poi Cardinal protettore delle Concezioniste e che da papa aveva nominato Marcucci vescovo di Montalto e poi Vicegerente, e Pio VI (1775-1799), che aveva eletto Marcucci nel 1775 Consultore del S. Uffizio e nel 1781 Patriarca di Costantinopoli e che aveva approvato nel 1777 la Congregazione delle Pie Operaie dell’Immacolata Concezione con il breve Ex quo divina.
Di Clemente XIV sono esposti una stampa con un inusuale ritratto del papa a cavallo, simbolo del potere temporale, e una coppia di custodie per carte con il suo stemma, di cui una ricamata in oro.
Di Pio VI la vetrina mette in mostra in basso un crocifisso in madreperla, benedetto e donato al Marcucci dal papa in occasione dell’Anno Santo 1775, ed in alto gli oggetti legati alla difficile missione politica del 1782 a Vienna presso l’Imperatore d’Austria Giuseppe II in cui il papa si fece accompagnare dal Patriarca ascolano: il famoso diario, importante dal punto di vista storico, nel quale Marcucci annotò molte notizie sul viaggio; il volume a stampa edito nel 1782 sul viaggio, postillato a mano dallo stesso Marcucci per indicare il nome dei presenti all’incontro; la medaglia con il ritratto del celebre marchese Scipione Maffei, donatagli a Verona dall’Accademia Filarmonica il 12 maggio 1782, durante il viaggio di ritorno.
Sopra le vetrine sono disposti il ritratto di mons. Marcucci dipinto da Nicola Monti, i ritratti ufficiali di papa Clemente XIV e Pio VI e due quadretti in ceramica con lo stemma di Marcucci ed il suo ritratto da missionario, realizzati nel 1747.
Sala VI - Papa Pio IX
La sala è dedicata al papa marchigiano Giovanni Maria Mastai Ferretti di Senigallia (1792-1878), che l’8 dicembre 1854 aveva proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione e che il 19 maggio 1857, durante il soggiorno ad Ascoli, aveva visitato il monastero delle Concezioniste.
Nella vetrina a fianco dell’ingresso alla sala sono esposti, nella parte a sinistra, diversi oggetti legati alla figura di Pio IX: sotto, due bicchieri, una tazza e due cucchiaini dorati utilizzati dal Papa durante la visita al monastero; sopra, una lettera autografa, una reliquia e una penna d’oca da lui adoperata nel 1866. Sui due ripiani in alto sono esposte sei diverse statuette in terracotta o gesso che permettono di confrontare l’iconografia dell’Immacolata nel corso degli ultimi secoli e percepire i vari stili (barocco, neoclassico) e i diversi modelli (Madonna di Lourdes, Madonna del Cuore Immacolato). Al centro della vetrina è collocata una statua dell’Immacolata del sec. XVIII con abiti in seta. Nella parte di destra, sotto, sono esposti Agli amanti di Maria, uno dei primi manoscritti di Marcucci sul tema mariano datato 1737, e un piccolo rame con incisa l’Immacolata, commissionato da Marcucci; sopra, una pagina miniata della fine del secolo XIII, proveniente dal Breviario di Donna Marina di Massio, badessa delle monache di S. Spirito e sorella del pontefice ascolano Niccolò IV, primo francescano ad essere eletto papa (1288-1292).
Proseguendo la visita in senso orario, al centro della parete è collocato il trono utilizzato dal Pontefice durante la visita presso le Concezioniste, quando ammise al bacio del piede tutte le suore ascolane. Sopra di esso è collocato il ritratto ufficiale di Pio IX, ovale dipinto nel sec. XIX. Sul camino davanti al trono sono poggiati il busto in gesso di Pio IX e le statuette dei SS. Pietro e Paolo. Sopra è appesa una serie di quattro quadri appartenuti a casa Marcucci dipinti nel sec. XVII da artista marchigiano ignoto e raffiguranti episodi del Vangelo: Il Battesimo di Gesù, Cristo e la Sammaritana, Noli me tangere, La Fuga in Egitto. Ai lati del camino sono esposte due fotografie: a sinistra, una foto ritoccata del pittore fotografo G. Altobelli, scattata in occasione dell’adunanza di apertura del Concilio Vaticano I convocato da Pio IX nel 1869; a destra un’altra foto ricorda il momento della proclamazione del dogma dell’Assunta avvenuta nella Basilica di San Pietro nel 1950. Nella parete di fondo è collocato un gruppo composto da sedia, pannello e sgabelli, tutti ricamati dalle suore per la visita di Pio IX. Ai lati del pannello centrale sono esposti due piccoli dipinti con l’Immacolata: a sinistra, una tavola ovale appartenuta al Fondatore, ridipinta da Dino Ferrari a metà ‘900 su precedente immagine del Settecento; il quadretto a destra, un dipinto su rame di Anonimo del sec. XVII, evidenzia un’iconografia mariana accompagnata dall’allegoria biblica dei privilegi della “tutta bella”: il giglio (la purezza), la rosa (l’amore), lo specchio (la giustizia), la palma fiorita ( la pace). Lo Spirito Santo, al centro del festone, sorretto da angeli giulivi, avvolge di luce Maria dando risalto cromatico a tutta la composizione.
Sala VII - L’Immacolata Concezione
La sala prende il nome dall’affresco del soffitto dove, tra nuvole ed angioletti, sono raffigurati i simboli dell’Immacolata (la corona ed il monogramma mariano, il motto Tota Pulchra, la mezzaluna sul globo). L’affresco, fatto dipingere dal Fondatore a fine ‘700, fu restaurato da Dino Ferrari negli anni Sessanta del ‘900.
La sala è interamente dedicata al tema centrale dell’Immacolata Concezione, principio ispiratore della precoce vocazione di Marcucci, fondamento delle azioni compiute nell’arco della sua vita terrena e sostegno delle attività svolte dalla Congregazione nell’arco di quattro secoli. Il tema si sviluppa attraverso oggetti direttamente legati all’iconografia dell’Immacolata.
Entrando nella sala attraverso la porta di collegamento con la sala Pio IX, a sinistra sono poste due teche in legno: nelle prima è conservata una piccola statua di Maria adolescente, realizzata nel sec. XVIII con mani e piedi in cera, volto in cartapesta e veste in seta ricamata; nella seconda si trova la Madonna della Visita, statuetta del sec. XVIII in gesso dipinto e veste in seta ricamata, utilizzata per dare conforto alle suore ammalate. Vicino alla statua sono disposti gli ex voto in argento delle suore.
Proseguendo in senso orario, ci si trova di fronte al gruppo d’altare realizzato dai Paci nel 1844 in occasione del primo anniversario della fondazione del Monastero. L’insieme è costituito da un basamento in legno con sopra la statua dell’Immacolata con le vesti di seta, affiancata da due angeli realizzati in tela gessata e dipinta che reggono la corona a forma di cupola. Il gruppo, unitamente alle due lampade laterali in argento, veniva composto sull’altare principale della chiesa dell’Immacolata in occasione delle cerimonie dell’8 dicembre, come testimonia una foto d’epoca appesa sulla destra.
Nella parete opposta si trovano due grandi vetrine contenenti un gruppo di paramenti sacri realizzati con filo d’oro, inviato da mons. Marcucci il 14 aprile 1781, Sabato Santo, mentre era a Roma. Ciascun paramento del gruppo – composto da una pianeta, due dalmatiche ed un piviale – è caratterizzato dalla presenza di un ovale con l’Immacolata dipinta su seta. Il gruppo fu poi utilizzato il 13 settembre 1795, in occasione della dedicazione della nuova chiesa.
Completa la sala una teca del sec. XVIII dipinta con la raffigurazione dell’Immacolata, utilizzata in passato per riporre le immagini della Vergine che venivano esposte in particolari riti liturgici.
Sala VIII - Il Patrono S. Emidio
La sala prende nome dall’affresco della volta dove, dentro un ovale ornato di frutta, compare il giovane S. Emidio che ascende gloriosamente in cielo mentre un angelo gli offre la città di Ascoli affinché il Santo possa proteggerla. Il Fondatore era molto devoto al patrono della città di Ascoli ed un episodio ne attesta la devozione: nel 1782, di ritorno dal viaggio a Vienna in cui aveva accompagnato il papa, mons. Marcucci fece inserire l’anello regalatogli dall’imperatore nell’indice della mano del Braccio di S. Emidio, capolavoro di oreficeria ascolana del secolo XV utilizzato nella Processione di S. Emidio ed oggi esposto al Museo Diocesano. Nella sala sono presenti diverse opere d’arte legate al culto di S. Emidio unitamente ad oggetti liturgici, soprattutto paramenti, ostensori e reliquiari, in quanto la sala si trova accanto alla cappellina privata del Fondatore.
Nella parete a destra dell’entrata è fissato il grande quadro raffigurante un giovane S. Emidio, dipinto nel 1604 da autore ignoto e restaurato recentemente da Fausto Di Flavio.
Nella parete a sinistra dell’entrata è collocata una vetrina contenente due paramenti sacri: una pianeta di colore viola con medaglione in seta raffigurante l’Immacolata, commissionata da Marcucci e usata per il suo colore nei periodi di Avvento e Quaresima; accanto ad essa, un’altra pianeta di colore rosa con fiori ricamati, usata nelle domeniche “gaudere e laetare”, a metà del periodo di Avvento e Quaresima, per interromperne l’austerità. Sotto di essa è esposto un camice in pizzo con le litanie lauretane ricamate sulla balza in pizzo. Altri due paramenti si trovano nella vetrina al centro della sala: una pianeta del sec. XVIII finemente ricamata in oro con al centro l’immagine del pellicano che si lacera il petto per nutrire i piccoli con il proprio sangue, allegoria del supremo sacrificio di Gesù salito sulla Croce e trafitto al costato da cui sgorgò il sangue, fonte di redenzione per l’umanità; a fianco, un’altra pianeta del sec. XVIII ricamata in seta con motivi floreali e, in basso, i Sacri Cuori di Gesù e di Maria circondati da raggi di luce. Proseguendo in senso orario, è esposta una teca contenente una piccola statua in cera realizzata dalle suore riproducente S. Emidio con piviale rosso e pastorale realizzato in canottiglia d’argento; al suo fianco, è appeso un dipinto su tela restaurato recentemente da Rino Angelini, al centro del quale troneggia la Vergine Santa che sorregge sulle braccia il Bambino, attorniata da graziosi puttini. In basso, in primo piano, sono inginocchiati con espressione estatica i protettori di mons. Marcucci: a sinistra, S. Emidio e a destra S. Francesco. S. Emidio presenta alla Vergine la città di Ascoli sorretta da un puttino, mentre alle spalle un altro gli regge il pastorale.
Accanto, due cornici a vetro contengono molte reliquie disposte in sei ovali ed il rispettivo elenco redatto dallo stesso Marcucci. Le reliquie sono state donate nel 2002 dalle suore clarisse Urbaniste di Jesi. Le sottostanti reliquie dei SS. Simone e Giuda sono state offerte dalla famiglia Ferri in segno di devozione e gratitudine verso l’Istituto dove sono stati educati diversi membri della famiglia. Sulla parete a sinistra della finestra si trova la prima di una serie di cinque vetrine dove sono conservati un notevole gruppo di reliquiari e di suppellettili ecclesiastiche descritte dettagliatamente nella successiva scheda di approfondimento. Le vetrine 1 e 2 si trovano nella sala S. Emidio, quelle indicate con i numeri 3 e 4 nella rampa di raccordo tra la sala S. Emidio e la scala che permette l’accesso alla Cappellina del Fondatore, l’ultima lungo la stessa scala i cui gradini conservano ancora il cotto originale. Nel 1993 Fausto Di Flavio ha dipinto sul soffitto una coppia di angioletti che reggono lo stemma con le iniziali della Madonna.
Sala IX - La Cappellina ovale
Nel Libro dei Beni Stabili della Congregazione, redatto dal 1774 al 1794, troviamo descritta, nell’ala del palazzo adibita a Foresteria, la Cappellina: “…tal Palazzo della Foresteria… con sua graziosa Cappellina a parte, tutta dipinta, dedicata all’Immacolata Concezione di Maria, ed ai SSmi Patriarchi Giovachino ed Anna, ed ai Santi Protettori Emidio, ed Antonio di Padova…”. Marcucci abitò nella Foresteria del monastero dal 1789 fino alla morte, sopraggiunta nel 1798, e la Cappellina era il suo oratorio privato. Il piccolo ambiente, che prende luce da un’unica finestrina, è a pianta ovale, con il notevole pavimento in cotto dell’epoca, perfettamente conservato. Tutta la Cappella è decorata a tempera e vi si scorge la mano di un abile artista ascolano che vi lavorò nei primi anni Novanta del ‘700, visto che la decorazione era stata già completata nel 1794, quando viene citata nel documento. L’ambiente è stato più volte restaurato e in parte ridipinto (in particolare la figura di S. Antonio) e questo rende difficile individuarne l’autore che probabilmente era tra quelli al servizio di Marcucci nell’ultimo decennio del secolo. Di grande effetto scenografico è il gruppo d’altare: due angioletti reggono una tenda rossa che funge da fondale e su una mensola dipinta sono inginocchiati S. Antonio e S. Emidio. Quest’ultimo è dipinto secondo l’iconografia consolidata di “defensor civitatis”, mentre implora la Vergine di proteggere la città di Ascoli. Su una tela inserita nel muro contornata da una bella cornice barocca dipinta, Maria Immacolata è raffigurata nell’iconografia della “Tota Pulchra”, la “Tutta bella”: in piedi sulla falce di luna e con il capo cinto da dodici stelle. Il soffitto ovale è ingentilito da una gioiosa immagine di angioletti che sorreggono i simboli mariani ed incensano lo Spirito Santo, sposo di Maria, entro una cornice decorata con un filo di perle e una ghirlanda floreale. Due nicchie ricavate nel muro fungono da piccole sagrestie. Nella più grande si conservano un leggio, due candelabri in legno dipinto, un crocifisso e una cartagloria argentata, appartenuti a mons. Marcucci, così come lo sgabello e l’inginocchiatoio. Il piccolo ed elegante altare di legno dipinto, con i putti dorati sulla base, è stato rifatto in epoca recente reimpiegando il piano dell’altare originale.
M.G.M.
Sala X - La Galleria
Scesa la scaletta, si attraversa la sala d’ingresso e si entra nel lungo corridoio dal quale si accedeva alle stanze dell’educandato. Oggi il locale, caratterizzato dalla volta a botte e da una lanterna che funge da fonte di luce, è stato trasformato in quadreria: in esso sono stati esposti una serie di dipinti conservati in precedenza in altri punti del monastero ed ora concentrati in un unico spazio museale per permetterne la visione dopo che un attento restauro li ha riportati quasi tutti al loro antico splendore. Alla Galleria sono collegate altre significative sale utilizzate per ospitare il ricco patrimonio cartaceo della Congregazione: la Biblioteca marcucciana, la Biblioteca moderna e l’Archivio storico della Congregazione.
I dipinti sono disposti lungo le pareti della Galleria: nella parete a destra dell’ingresso vediamo un S. Giovanni Battista e il pellegrino in ascolto delle Sacre Scritture di Ignoto artista locale del XVIII secolo. Sulla stessa parete ha spicco la bella tela con l’Educazione della Vergine, un dipinto riferibile al pittore romano Agostino Masucci. Poco oltre, sulla stessa parete, un S. Pietro in catene liberato dall’Angelo e una Madonna con il Bambino che dorme, opere di ignoti artisti locali del XVIII secolo. Riferibile all’ambito di Sebastiano Conca (Gaeta, 1679 – Napoli, 1764) è il pregevole dipinto Estasi di S. Francesco di Sales che raffigura uno dei santi più amati da Marcucci, avendo fondato anche lui nel 1601 un ordine femminile. Nell’Archivo della Congregazione si conserva un manoscritto giovanile di Marcucci (1740) dedicato al Santo, La vita comune estratta dalle opere di S. Francesco di Sales. Il dipinto, di grande qualità, appare vicino alla maniera dell’artista campano che fu tra i protagonisti della pittura romana della prima metà del Settecento. Di seguito si può ammirare un bel dipinto con l’Estasi di S. Francesca Romana, riferibile al pittore laziale Antonio Cavallucci. Sulla parete opposta possiamo vedere i ritratti dei Papi legati a mons. Marcucci: un Ritratto di Papa Pio VI e il Ritratto di Papa Clemente XIV, opere di ignoti artisti del XVIII secolo. Sulla stessa parete un S. Francesco di Assisi in meditazione e la Vergine Madre contempla Gesù che legge, di modesti artisti locali del XVIII secolo e S. Giuseppe medita la Scrittura anch’esso di autore ignoto. Di fronte al dipinto di Agostino Masucci è stata collocata la bella tela settecentesca con l’Educazione della Vergine, dove il tema dell’infanzia di Maria è svolto in maniera estremamente felice. Il dipinto proviene dalla chiesetta dedicata ai SS. Gioacchino e Anna, che sorge ancora oggi nell’alta Valle Chifenti, vicino Appignano del Tronto. Marcucci aveva fatto costruire la chiesa tra il 1775 e il 1776, vicino a una casa di villeggiatura di sua proprietà dove le Pie Operaie si trasferivano nei mesi estivi. L’iconografia di quest’opera, dalla tonalità calda ottenuta con l’uso di tinte luminose e trasparenti, si discosta da quella più tradizionale dell’analoga tela di Masucci, perché qui è posto l’accento sull’estasi di Maria Bambina e dei suoi genitori, circonfusi dalla luce che viene da Dio. Il dipinto è tradizionalmente attribuito a Nicola Monti e datato dagli studiosi locali al 1775. Anche se Monti lavorava in quegli anni per mons. Marcucci, non sembra di poter riconoscere in questa tela i modi e lo stile dell’artista. La comparazione tra quest’opera e quelle di soggetto analogo dipinte da Nicola Monti porterebbe a pensare che Marcucci abbia affidato ad un altro artista l’incarico della realizzazione del dipinto da collocarsi sull’altare maggiore della chiesetta di Appignano.
M.G.M.
Sala XI - La Biblioteca Marcucciana
La grande stanza della Biblioteca marcucciana si impone per l’eleganza del soffitto dipinto e per il mobilio dai raffinati disegni a “grottesche”. La decorazione pittorica della volta è concepita con uno scorcio prospettico di una balaustra di pietra poggiante su una cornice di finto marmo che corre lungo le quattro pareti e crea illusoriamente una dilatazione dello spazio reale dell’ambiente. Sulla balaustra si affacciano dei graziosi angioletti musicanti, resi con grande fantasia di pose e di atteggiamenti. Alcuni sono in piedi, altri a cavalcioni sul parapetto, molti suonano strumenti a fiato o a corda, uno gioca con un cigno, un altro con un uccellino legato a un filo. Tutto l’insieme esprime una grande freschezza e vivacità di movimento anche se l’impaginazione della teoria di putti è composta, quasi classicheggiante. Agli angoli, la composizione è arricchita da cesti di fiori sotto i quali si vedono, entro medaglioni, dei paesaggi in monocromo. La scena è di soggetto profano, ad eccezione del centro del soffitto, dove è dipinto il monogramma mariano arricchito dai simboli dell’Immacolata (le dodici stelle e la luna) entro un ovale circondato da nubi con testine di angeli. Nonostante le vaste ridipinture alla quale è stata sottoposta, si può riconoscere nella graziosa decorazione illusionistica della stanza la mano del pittore e decoratore Pietro Michelessi (Ascoli Piceno, 1760 ca – ivi, 1843), allievo di Nicola Monti e autore nel 1830 della decorazione dell’abside di S. Angelo Magno in Ascoli. L’artista è ricordato dagli storici locali come autore di diverse decorazioni murali nelle chiese e negli appartamenti signorili. Michelessi ebbe modo di lavorare anche nella chiesa dell’Immacolata Concezione dipingendo nel 1793 i Profeti e gli Evangelisti nella cupola e probabilmente le decorazioni della zona absidale. I suoi affreschi in chiesa oggi non sono più leggibili perché completamente ridipinti da Egidio Coppola nel 1904 e da Dino Ferrari intorno al 1960. La sala adibita a Biblioteca fu progettata da Marcucci sin dal 1783, quando in una lettera da Roma inviò precise indicazioni a suor Emidia, la “fabriciera” del convento, sui lavori da farsi al secondo piano del palazzo, nei locali adiacenti alla Foresteria: “…ad alto nel secondo piano: la porta della biblioteca con la finestra verso il cortile…”. E’ documentato che i lavori per la Foresteria terminarono solo nel 1789, quando Marcucci potè finalmente abitare quest’ala del palazzo. E’ probabile che a queste date anche l’adiacente locale della Biblioteca e la sua decorazione, che dunque precederebbe solo di pochi anni quelle della chiesa, fossero già state completate. E’ possibile che il Fondatore abbia incaricato il giovane Pietro Michelessi, che era stato allievo del suo artista preferito Nicola Monti, di dipingere il soffitto e la mobilia della stanza, prima di coinvolgerlo negli impegnativi lavori per la cupola della chiesa. Allo stesso artista si può attribuire la decorazione degli sportelli dei mobili libreria e delle credenze basse della sala: su un delicato fondo celeste chiaro sono dipinti in stile pompeiano eleganti motivi floreali e uccelli. Molto bella è la cattedra in legno dipinto da dove mons. Marcucci insegnava, anche questo attribuibile a Michelessi, eccezionalmente conservata così come i mobili, con due telamoni che sorreggono l’alto baldacchino e la consueta immagine della Vergine Immacolata entro un ovale. La Biblioteca marcucciana, oltre che per i pregevoli volumi in essa conservati che documentano la straordinaria cultura e gli interessi enciclopedici del Fondatore, è un interessante esempio di integrazione fra la gioiosa decorazione del soffitto illusionistico e l’arte applicata che si esprime negli eleganti fregi del mobilio e della cattedra. Tra le due finestre che si aprono sul cortile interno, è appeso uno dei tanti ritratti del Fondatore, di Ignoto artista ascolano del XVIII secolo. Completano l’arredo quattro tavolini in noce.
M.G.M.